Da sempre il tecnico boemo insegue il piacere della rivincita, e nessuna delle tante proposte che gli sono arrivate, dopo la vincente cavalcata abruzzese, ha lo stesso fascino dell'offerta giallorossa: non chiederà mai il grande acquisto, ma obiettivi chiari.
La tentazione è stata subito fortissima: tornare a Roma, alla Roma, la città delle imprese incompiute, delle grandi occasioni mancate. Zeman da sempre insegue il piacere della rivincita, e nessuna delle tante proposte che gli sono arrivate dopo la resurrezione di Pescara ha lo stesso fascino dell'offerta romanista. Non fu forse il senso di rivincita a fargli accettare la proposta di Franco Sensi, sei mesi dopo aver lasciato la panchina della Lazio al presidente DinoZoff?
L'impresa riuscì benissimo, nessun tifoso che si sia mai azzardato a rinfacciargli i trascorsi laziali e la residenza in uno dei quartieri meno romanisti di Roma. La nostalgia ha resistito allo scudetto vinto con Capello e agli scudetti contesi con Spalletti e Ranieri: per tutti Zeman è sempre stato un'altra cosa, con quelle curve spericolate, con la garanzia di risultati che comunque divertissero. Era la squadra del giovane Totti, esaltato forse come nessuno era riuscito a fare prima, di Balbo e Paulo Sergio, di Delvecchio e Di Biagio, di Di Francesco e Aldair. Poi arrivarono anche Candela e Fabio Junior: una stella nascente e tanti onesti professionisti. Per una sfida lanciata alla Juventus acchiappa-tutto, fino ad arrivare alla denuncia sullo spogliatoio-farmacia.
Ecco perché, ora che la Juventus è tornata Grande Signora,la tentazione è ancora più forte per l'ex ragazzo fuggito da Praga per raggiungere lo zio Vycpalek, gloria juventina e poi allenatore di due scudetti. L'asse con Baldini poggerà anche su questo, ma non solo. Nell'incontro che avverrà nelle prossime ore, dovranno intendersi sul progetto, parola che ha dominato la stagione poco fortunata di Luis Enrique. Non chiederà mai il grande acquisto, ma obiettivi chiari sì. La Roma ha prodotto molti dei migliori talenti: in giro per l'Italia ha mandato Crescenzi e Florenzi, Caprari in casa ha custodito un piccolo tesoretto che Luis Enrique ha provato a valorizzare.
L'altra volta, estate 1999, il rapporto si sciolse per far posto a Fabio Capello e - si disse - alla sua mentalità vincente. Ma al posto di Zeman arrivarono soprattutto campioni costati alla famiglia Sensi il patrimonio. Non si vive di ricordi nel calcio, ma per le rivincite vale assolutamente la pena.
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